È impossibile parlare di Birchwoooood (aka Daniele Giunta, pittore, musicista, apicoltore, creatore anarchico, ecoattivista) senza parlare di arte visiva.
Birchwoooood, chitarrista sperimentale, basa il suo suono su un uso non convenzionale della chitarra che nelle sue mani si scarnifica e, attraverso un lavorio sugli estremi percettivi e potenti incursioni ambientali, ci riporta al suono primordiale degli elementi. Il progetto nella sua interezza è come rivelazione sussurrata all’orecchio.
Il suo disco ha una genesi particolare. La costruzione di una cabin con le proprie mani attraverso le risorse conquistate vivendo tre stagioni di apicoltura nei boschi. La fine di questo viaggio ha rappresentato l’inizio di un periodo creativo molto fertile per I’artista italiano: “Ho deciso che avrei cercato di forgiare, a modo mio, dai miei riferimenti, dal mio universo e dall’intelligenza e sensibilità collettiva del mio scenario, melodie fondamentali, schemi ritmici e armonici ipnotici che sarebbero stati attraversati da una sorta di improvvisazione/intuizione, un silenzio che è ciò che circonda i piccoli ma grandiosi eventi che costellano la percezione, momenti minimi e attimi in cui dal nulla si origina il tutto, qualcosa che rimandava a una realtà che esisteva prima della mia storia individuale, che si legava alla vita di altri luoghi e di altri tempi. Per me Birchwoooood deve raccontare solo una cosa: la trasformazione dell’esistere in vari stati”.
Non è un caso che la sua musica riesca a trascendere ogni categorizzazione sino ad elevarsi a suono universale.
Nella musica di Birchwoooood sono in atto sia la smaterializzazione del paesaggio che la genesi di nuove forme, in una continua, inarrestabile, metamorfosi indotta dall’essenza eterea dello scenario… si delineano così lande spettrali cariche di un’aurea misteriosa… Le immagini evocano una condizione sospesa, in cui riflessioni e sensazioni derivate dal contatto con la realtà (non ancora giunta allo stadio di piena coscienza) innescano una costante ridefinizione dell’interiorità di ciascun spettatore.
Quella della luce per Birchwoooood è una dimensione importante e necessaria, e non solo perché il processo che conduce al punto nevralgico del lavoro è un percorso simbolico verso determinati territori di coscienza, ma anche perché il culmine di questo stesso processo presuppone la penombra e il buio, che solitamente si accompagnano a stati di torpore intellettuale.
Eppure, si dirà, per ciò che riguarda queste composizioni strumentali non si tratta propriamente di muoversi nelle lande deserte del nulla e dell’incertezza del buio, quanto piuttosto di attraversare una dimensione in cui valori contrapposti si mescolano insieme accogliendo qualità contraddittorie e offrendo situazioni esperienziali visionarie e illuminanti, in cui un’atmosfera umida e insieme ghiacciata è penetrata dal bagliore della notte e dall’invisibilità della luce, e in cui la natura e il paesaggio sconfiggono ogni idea di spazio e tempo per divenire entità psicologiche e mentali.